E' uscito il mio nuovo libro Amianto, Lottare per la vita, Ricordo di Roberto Persich. Chiunque ne desiderasse una copia, mi scriva un messaggio.
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A quasi un anno dalla scomparso di Roberto mio marito, non ho avuto che dispiaceri tanto da indurmi a un ricovero ospedaliero, causato dalle continue tensioni a cui sono sottoposta, la morte di mio marito, va ben oltre la mia, la sopportazione umana, il dover continuamente provare con documentazioni la malattia e la sofferenza di ROBERTO, quando la suddetta malattia, e già stata confermata, valutata e rivista dai medici, anatomi patologi con autopsia e quant'altro fosse stato necessario, mi ritrovo ad assistere ad archiviazioni senza senso e senza spiegazioni per me con ulteriore sofferenza per i miei figli, i quali non riescono a capire, sanno che il loro amatissimo papà è morto e come tanti padre e nonni di famiglia ma la giustizia dove sta di casa, non per noi.
In quest'anno, le mie domande sono state tante, le risposte nulle. Ti dicono di aver pazienza, la giustizia è lenta, ma per chi per questi poveri disgraziati, che si sono ammalati per portare a casa alla famiglia un stipendio, per vivere dignitosamente, e hanno ricevuto in cambio la malattia, infinita sofferenza come premio la morte, bene io non lo accetto e non lo faro mai, mi hanno rubato la vita di ROBERTO del mio amore nel fiore dei suoi anni 46 con sogni desideri ancora da ESAUDIRE, vedere i suoi amati figli crescere, sposati e magari Dio volendo anche un giorno la nostra discendenza.
Mi hanno privato di tutto questo anche di più. Hanno spezzato il mio cuore ma non la mia determinazione, il mio amore mi ha lasciato una meravigliosa eredità, quella di non mollare mai se sei nel giusto devi lottare per vincere come ha fatto lui con la malattia, non ha mai e dico mai mollato anzi era lui che ci sosteneva tutti anche quando andava a trovare il nostro presidente della A.E.A. Aurelio Pischianz degli esposti amianto lui non ha mai dimostrato il suo vero stato, sempre con coraggio e il suo meraviglioso sorriso che dispensava a tutti.
Aurelio è stato, e lo è tutt'ora, una persona meravigliosa, sempre ad incoraggiarmi, a sorreggermi quando la fiducia mi viene a mancare, e sempre pronto ad aiutare chiunque ne abbia bisogno, ha sempre la parola giusta per tutti, so che a lui non faranno piacere questi complimenti ma se li merita di cuore, dopo che parli con lui la rabbia si placa, lui riesce sempre a darti un barlume di speranza per andare avanti nella tua battaglia, e sempre pronto a schierarsi in prima fila, quando deve dare battaglia lui non molla per questo piaceva moltissimo a ROBERTO.
I MIEI RINGRAZIAMENTI di cuore vanno al nostro AVV. EZIO BONANNI, persona meravigliosa di grande cuore e sensibilità, che con grande coraggio affronta le insidie della GIUSTIZIA per dare ai nostri cari il giusto valore e onore quali si meritano. Affronta con noi il sentiero della disperazione, nel suo limite ci consola, ci sperona a non disperare, LOTTA in un territorio con tante insidie e cavilli legali, per dare un senso alla nostra più grande sofferenza la perdita di un marito come il mio a 46 anni di un padre un nonno o qualsiasi altro caro.
Definire un cavaliere con la spada il nostro AVV. BONANNI, e la reale visione delle cose lui va a spada tratta, non si limita ma agisce, sta dalla parte della verità, quella che si vorrebbe nascondere, non far venire alla luce, perchè per molti scomoda.
Ma la dobbiamo ai nostri morti, ai nostri cari al mio AMORE ROBERTO.
AVV. BOANNI GRAZIE DI CUORE PER ESSERE IL NOSTRO ALLEATO IN QUESTA BATTAGLIA PER LA GIUSTIZIA, GRAZIE ANCHE PER I NOSTRI CARI CHE NON POSSONO LOTTARE CON NOI MA DALL'ALTO DEI CIELI CI AIUTANO CON IL LORO AMORE, RICORDO E SOSTEGNO.
LOTTERO' AL SUO FIANCO PER I NOSTRI MORTI DI AMIANTO.
SANTINA PERSICH PASUTTO.
"RIAPERTO IL CASO PERSICH"
La vicenda di Roberto Persich ritorna nelle cronache giudiziarie
Nel corso del 2005, al povero Roberto Persich veniva diagnosticato un mesotelioma pleurico e l’autorità sanitaria, poiché era palese il nesso di causalità con l’esposizione all’amianto in ambito lavorativo (e la violazione delle misure di protezione), ha inoltrato il referto alla Procura della Repubblica di Trieste, che faceva seguire la richiesta di archiviazione che il GIP accoglieva, mentre ancora la vittima era in vita.
Il provvedimento di archiviazione, così assunto, giunto a conoscenza di Roberto era un ulteriore motivo di rammarico, che si andava ad aggiungere a tutte le complicazioni, anche burocratiche, per vedersi riconosciuta la malattia professionale ed i benefici contributivi.
Roberto ha combattuto con coraggio, indomito ed impareggiabile, contro il male oscuro, che si annidava nel suo organismo, ma che non ne fiaccava l’animo e lo spirito, quello di un Ulisse dei tempi moderni.
Ma egli doveva lottare anche contro la burocrazia e contro l’ingiustizia.
Quando sembrava che avesse sconfitto il male, improvvisamente e drammaticamente, il giorno 01.08.2008 veniva a mancare.
La moglie non aveva occasione di rivederlo e di assisterlo nel momento cruciale.
Questa notizia, la notizia della sua morte, non passava inosservata tra coloro che lo conoscevano ed anche per chi, come chi scrive, in modo assolutamente superficiale, ed ai soli fini di un’assistenza legale, ma che comunque avevano compreso fin da subito il dramma e la tragedia, di una vita e dell’intera famiglia che poi sono una sintesi del dramma e della tragedia di migliaia di vite tranciate e di famiglie distrutte, immolate sull’altare del profitto.
Egli ha lasciato la moglie, Santina, e due figli, Nicole e Luca, che avevano lottato con lui e contro il suo male, oscuro e crudele, ed indomiti giorno dopo giorno lo avevano alleviato, conducendo insieme a lui una battaglia oltre ogni limite.
Soli ed isolati, con il supporto dell’Associazione Esposti Amianto e di pochi altri. Lo stesso giorno della morte, la moglie Santina si rivolgeva all’Autorità Giudiziaria e veniva dunque incardinato un altro procedimento ed all’esito dell’esame autoptico il PM chiedeva, anche questa volta, l’archiviazione.
Avverso questa richiesta di archiviazione, perché ingiusta ed ingiustificata, non accompagnata dalla completezza delle indagini preliminari, ci siamo opposti con tutte le nostre forze, ma soprattutto con la forza della ragione e del diritto, dell’evidenza delle responsabilità che debbono venire alla luce, perché Roberto e migliaia di altre vittime e le loro famiglie sconvolte debbono avere giustizia.
Roberto vive, vive attraverso il ricordo della moglie Santina e dei figli, del Presidente dell’Associazione Sig. Aurelio Pischianz, delle altre vedove e familiari, che condividono questa esperienza, tragica e drammatica, ma soprattutto nella tenacia della loro volontà di giustizia. Anche il libro "Lo Stato dimentica l’amianto killer" è dedicato a Roberto Persich, e nel percorso della sua gestazione, anche a Carmela Mazzucca ed Armando Mingrino, genitori di Silvio, che in questa esperienza può considerarmi un fratello minore (o se vogliamo, coetaneo).
Abbiamo cercato, e cerchiamo, di non far dimenticare, di non gettare nell’oblio, peggio nell’indifferenza queste morti, silenziose e senza nome.
Abbiamo tentato, e tentiamo, di ridestare le istituzioni dal loro lungo sonno, che suona come una grave ed inammissibile violazione della dignità della persona umana e dei suoi fondamentali diritti. Giustizia e libertà, dignità e legalità, esigono una presa di coscienza della tragedia delle vittime dell’amianto affinché ci possa essere per loro Giustizia anche in questa terra.
La battaglia di Santina, e dell’Associazione Esposti Amianto, nel caso che ci occupa anche del Prof. Claudio Bianchi, consulente medico di parte, e del modesto difensore che scrive, ha avuto per ora un epilogo: il GIP del Tribunale di Trieste, in seguito all’opposizione all’archiviazione, ha fissato l’udienza per il giorno 24.02.2009 ed in quella sede, come nell’udienza successiva, veniva richiamata la precedente archiviazione.
Tuttavia, proprio il PM aveva lampante la necessità di perseguire quell’approfondimento investigativo che il difensore della parte offesa aveva reiteratamente invocato.
Si giungeva dunque all’udienza del 17.03.2009, in Camera di Consiglio, ma già il PM aveva presentato richiesta di riapertura delle indagini, anche di quelle già archiviate. Il GIP riservata la sua decisione, ed in data 04.04.2009, veniva archiviato il secondo procedimento, ma quello precedente era stato già riaperto…
La moglie Santina proseguirà, con quella dignità che ha già dimostrato.
Prosegui la tua battaglia, mi avrai sempre al tuo fianco e con me tanti altri!
Avv. Ezio Bonanni
Patrocinante in Cassazione e presso le Magistrature Superiori
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sito web: www.eziobonanni.it
"Roberto Persich"
Una vita semplice, dedicata al lavoro alla famiglia, ai parenti, agli amici ai colleghi di lavoro. Tra gli alti e bassi che tutti troviamo nel corso di ogni giornata, mai un espressione dura o comunque seria sul suo volto. Roberto era una di quelle persone che qualsiasi cosa accadesse nel bene e nel male, era da lui accettata con serenità e sopportazione con un sorriso che non lasciava trasparire il suo interiore e giustificato risentimento.
Ma il destino, lo aveva già prescelto a vittima di un materiale che nel suo quotidiano lavoro era nell’aria: invisibile, incolore, inodore che subdolo s’insinua dentro il nostro corpo colpendo prevalentemente le vie respiratorie. Così è iniziato un calvario di dolore con le operazioni chirurgiche e cure chemio radio attive nell’intento di poterlo guarire. L’abnegazione di Santina, sua moglie nell’assisterlo curarlo e cercare di alimentarlo per consentirli di essere autonomo almeno nei movimenti per le strette necessità quotidiane, non sono valse a risparmiarli la vita. Roberto che sempre fiducioso e sorridente veniva a farci visita in sede, e puntualmente presenziava seduto in prima fila alle nostre assemblee con sua moglie e l’inseparabile amico collega di lavoro, ora non c’è più. Quello che ci ha lasciato, è un insegnamento unico: combattere contro il male senza mai retrocedere.
Ciao Roberto, dall’amico Aurelio.
Trieste, 04 febbraio 2009
E’ doveroso e dovuto fare un caloroso ringraziamento, come avrebbe voluto fare Roberto. Dire grazie a due splendidi medici e Primari.
Uno il primario dott. Maurizio Cortale della Clinica Toracica dell’ospedale di Cattinara di Trieste. E’ stato lui il primo, con la sua equipe ad accogliere Roberto e, purtroppo, pure lui a dare la notizia nefasta.
Della sua malattia, con professionalità e sensibilità hanno aiutato sia Roberto che me nella nostra odissea, al punto di consigliarci un ricovero fuori Trieste perché si potesse tentare un nuovo tipo di intervento, conoscendo lui già a chi rivolgersi.
Maurizio, come lo chiamava Roberto visto anche la loro età, due giovanotti, ora mi farà la pelle quando lo verrà a sapere, è stato un grande amico, disponibile, professionalmente ed oltre, al punto da essere presente.
In sala durante l’intervento all’ospedale di Mestre, nella clinica Toracica del Primario dott. Vittore Pagan, assieme entrambi, le due cliniche toraciche, hanno fatto il possibile per dare a Roberto una speranza di vita. Con loro abbiamo pianto, quando andava cosi così, abbiamo festeggiato quando tutto andava, bene.
Sono stati tre anni e mezzo di tremende sofferenze, angosce, paure, ma loro sempre a nostra disposizione, a consolare prima l’uno poi l’altro, tutti dal primo all’ultimo sono da ringraziare medici, aiutanti , infermiere e tutto il personale di entrambi gli ospedali che si sono fatti in quattro per Roberto al punto da viziarlo vergognosamente, addirittura quando il cibo non gli piaceva.
So con certezza che Roberto vi è grato di tutto il vostro sapere e la dedizione che avete avuto per lui, mi auguro che se mai qualcuno avrà bisogno di cure di sostegno, per questa tremenda malattia, possano trovare, in questi medici quello che noi abbiamo trovato: professionalità, dedizione, solidarietà e amicizia.
Grazie di cuore a tutti anche a nome di Roberto.
Santina Persich
Salve,
mi chiamo Tina e sono qui per raccontare la mia storia, o meglio, il mio calvario.
Sono vedova da circa cinque mesi. Mio marito Roberto è morto all'età di 46 anni per mesotelioma pleurico maligno (ossia tumore dovuto all’esposizione all’amianto).
La nostra odissea inizia dopo una banale influenza nel dicembre del 2004, Roberto ha un dolore al fianco destro ed una febbricola che non se ne va, il medico allora gli prescrive degli antibiotici e una lastra toracica dopo tre giorni.
Così ha inizio la nostra iliade, rx torace, quindi un bravo radiologo ferma Roberto e si offre di accompagnarlo nel reparto di chirurgia toracica, dove viene visitato e, subito dopo, richiesto un ricovero urgente. Risultato? Un polmone non funzionava come doveva, c’era un versamento pleurico. Siamo sotto Natale, gli vengono fatte ulteriori analisi di vario tipo, i primi di gennaio del 2005 gli fanno una biopsia. Esito? Il più atroce che si possa dare ad una moglie che attende il ritorno del marito dalla sala. Come dirglielo? Speranze qui a Trieste non ce ne sono, ma uno spiraglio di luce ci viene dato da un medico, poi diventato grande amico di Roberto, per un intervento a Mestre (Venezia). E’ molto demolitivo, si toglie tutta la parte destra dove la pleura era contaminata perché è li che si forma il tumore, sulla pleura, quindi si vuota tutto, polmone, pleura, diaframma, ghiandole, linfonodi, muscoli ecc. Inseriscono una protesi così il cuore rimane in sede per scongiurare ulteriori pericoli. Superato questo con non pochi problemi, c’è la chemioterapia, anche quella l’inferno in terra 24 ore su 24 vomito e nausea continua, non riusciva a camminare, poi ti dicono Roberto devi fare anche la radioterapia per evitare che qualche maledetta cellula sfugga, va bene dice il mio amore, se è per vivere, faccio anche questo.
Io sempre vicino a lui notte e giorno ad incoraggiarlo: "amore ti prego, mangia questo pezzettino di mela, amore ti prego, facciamo due passi". E lui con quel suo meraviglioso sorriso ce la metteva tutta.
Nostra figlia smarrita a veder il padre così, lui che era sempre attivo: calcio, sci, corse, scherzi. Luca, nostro figlio maggiore, arrabbiato con tutti, con Dio, perché proprio il suo papà? Nicole, nostra figlia, svuotata di tutto, era il sole nella nostra famiglia e ora, per lei, tutto buio. Ma nonostante tutto questo, Roberto sempre con il sorriso, sempre ad incoraggiare altri ammalati, ad andare avanti, che la vita è ugualmente meravigliosa e ci credeva veramente che tutto si sarebbe risolto per il meglio.
Durante la terapia, subisce altri due interventi, uno peggio dell’altro. Tolte due costole, aperto nuovamente il cavo toracico causa fistola bronchiale, un calvario senza fine, tanti ricoveri, sempre via da casa, poi l’ultimo intervento per riempire il cavo toracico, trapianto dei muscoli della schiena di Roberto. Povero il mio amore, assomigliava al gobbo di Notre Dame.
Ma lui sempre coraggioso per me e per i nostri figli, mi diceva: "amore vedrai che tutto andrà bene".
Arrivammo, così, al 2008. Roberto va in pensione. Lui, infatti, nonostante tutto era riuscito, dopo gli interventi, a riprendere il lavoro. Anche se doveva medicare il cavo toracico, apertosi a distanza di tre anni dall’ultimo intervento. Dapprima all’ospedale e dopo, per mesi, lo facevo io due o tre volte al giorno. Con costi ingenti. Qualche volta venivamo aiutati dai medici che capivano la nostra situazione. Abbiamo più volte tentato di chiedere aiuto alle strutture pubbliche, ma Dio ce ne guardi! Dovevamo fare un elenco dei materiali, con codici, numeri, domande scritte, ecc. Roberto ci rinunciò: "Finché potremo" disse "ci arrangeremo con i nostri mezzi". Ma ulisse, così venne soprannominato mio marito, perché anche lui combatté contro i titani, proseguì comunque a chiedere aiuti alle istituzioni, più volte, senza successo.
Questo ha minato tanto la malattia e compromesso la vita di Roberto. Ma il mio amore aveva fiducia nello Stato, tanto da continuare ad imprimerla nella mente dei nostri figli per convincerli ad essere bravi cittadini.
Venne a conoscenza della nostra situazione un avvocato, Ezio Bonanni del foro di Roma, conosciuto per il tramite del presidente Aurelio Pischianz, della Associazione Esposti all’Amianto di Trieste. Volle aiutarci e lo sta facendo a tutt’oggi. Dopo aver conosciuto Roberto, si è preso a cuore la faccenda e senza alcun compenso ha iniziato ad assisterci, diceva che i soldi ci erano necessari per le cure di Roberto. Ed è stato lui a chiamarlo Ulisse, per la sua forza d’animo, il suo coraggio, il suo grande amore per la sua penelope, cioè io. Lui ci sta aiutando a dare giustizia a Roberto anche ora che non c’è più, a dare al mio amore il giusto valore per essere stato un uomo meraviglioso, un cittadino modello e un padre invidiabile e soprattutto un grande lavoratore, tanto che il lavoro che lui tanto amava, l’ha ucciso.
Aiutateci anche Voi a dare giustizia a Roberto ed a tutti i morti ed i malati di questo terribile male. Giustizia per tutte le mogli ed i figli che, come noi, vivono questo dolore immenso ed inestinguibile. Per non essere costretti a fare cose drastiche per avere giustizia e riconoscimento. Non restiamo in silenzio.
Grazie a tutti
Santina Persich